Sostenibilità, Annunziata al seminario del 21 ottobre: Non più uno slogan, ma un impegno concreto per noi professionisti
Otto commissioni dell’Ordine a confronto, con un obiettivo: definire le strategie da cui scaturiranno i progettisti della sostenibilità, nel rispetto dell’etica e della deontologia. Questo il filo conduttore lungo cui si è articolato il seminario sul tema “Progettiamo la sostenibilità: un’innovazione fondamentale”, organizzato nel pomeriggio di lunedì 21 ottobre nell’aula “Scipione Bobbio” del Politecnico federiciano di Piazzale Tecchio.
Il seminario era accreditato per 3 Cfp.
Nel suo intervento introduttivo il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, Gennaro Annunziata, ha evidenziato che il tema della sostenibilità oggi “non è più soltanto uno slogan o un obiettivo futuro, ma deve rappresentare un impegno concreto per tutti, come professionisti e ancor prima come cittadini“.Su questo fronte, ha aggiunto il presidente, il lavoro degli ingegneri deve essere orientato non solo verso soluzioni e progetti che rispettino l’ambiente, ma che “tengano conto anche degli altri due pilastri dello sviluppo sostenibile: quello economico e quello sociale”.
Del resto, come è stato ricordato, Environment, Social, e Governance (riassunti nella sigla ESG), rappresentano i tre pilastri della sostenibilità per l’Unione Europea: ciascuno deve sostenere gli altri due.
UN LAVORO COLLETTIVO
Il seminario che si è svolto al Politecnico scaturisce dall’impegno congiunto di otto commissioni e dei rispettivi coordinatori, a cui Gennaro Annunziata in apertura ha rivolto il suo ringraziamento per il lavoro preparatorio:
Bruno Esposito (Geografia dell’Innovazione Territoriale)
Nicola Bianco (Energia)
Giuseppe Calculli (Sistemi di Gestione)
Francesco Castagna (ICT)
Stefano De Falco (Innovazione tecnologica)
Massimiliano Fabbricino (Ambiente)
Flavio Farroni (Start up e Spin off)
Claudio Laterza (Ingegneria Gestionale).
Introducendo il seminario, Bruno Esposito ha tenuto a puntualizzare che il gruppo impegnato per l’organizzazione del seminario e che sta lavorando in questi mesi sul tema “non vuole essere l’espressione di un gruppo di esperti in sostenibilità“, l’obiettivo è viceversa quello di definire linee-guida e quindi percorsi formativi affinchè gli ingegneri – a qualsiasi ambito essi appartengano – possano diventare “progettisti di sostenibilità” e quindi registi e protagonisti del cambiamento.
IL FUTURO E’ VERDE
Il tutto in uno scenario – come è emerso con evidenza nel corso del dibattito – in cui l’impegno e gli investimenti per la sostenibilità diventeranno sempre più un fattore premiante per le imprese e le organizzazioni, non soltanto in termini di “reputazione”, ma con vantaggi ben più tangibili.
Il futuro, insomma, è “verde”. E potrà anche essere profittevole.
UN ARTICOLO DEFINISCE LA ROAD MAP
In apertura Bruno Esposito ha anche richiamato un ARTICOLO , apparso su questo notiziario nel febbraio 2024, in cui vengono svolte alcune riflessioni di base sul tema della sostenibilità e che in parte ha tracciato la “road map” del seminario al Politecnico Federiciano, scritto insieme ai colleghi – nella foto qui in basso, da destra a sinistra – Giovanni Esposito (consigliere tesoriere della Fondazione Ordine Ingegneri Napoli) e Valerio Teta (vice coordinatore della Commissione Geografia dell’innovazione territoriale). Quest’ultimo ha poi coordinato i lavori della tavola rotonda, partendo da un presupposto: “L’innovazione non è necessariamente un fattore positivo“.
Spetta dunque ai “progettisti dell’innovazione”, declinarla in modo che essa rappresenti un elemento di cui possa avvantaggiarsi realmente la collettività, in tutte le sue articolazioni.Nella sua relazione introduttiva, Giovanni Esposito ha ricordato quanto la professione di ingegnere sia “impattante” sulla collettività e quindi come da approcci professionali inadeguati possano scaturire conseguenze ed effetti negativi per tutti.
Da questa premessa scaturiscono responsabilità etiche e deontologiche del professionista tecnico che diventano ancora più impegnative e pressanti quando esse vengono declinate nell’ottica della sostenibilità.
E il ruolo del sistema ordinistico – ha ribadito ancora Esposito – deve essere centrale anche nella formazione dei “progettisti della sostenibilità”.
APPROCCIO OLISTICO
Anche i professionisti tecnici – come è stato sottolineato nell’introduzione e hanno ribadito fra gli altri Stefano De Falco e Flavio Farroni – devono comunque porsi di fronte alla sostenibilità con un approccio “olistico” e multidisciplinare.Occorre, dunque, non solo far dialogare fra loro le molte “anime” in cui oggi si esercita la professione ingegneristica, ma anche aprirsi al dialogo e al confronto con altre professioni, nella consapevolezza che dalla sinergia tra saperi e competenze diverse può scaturire un risultato il cui valore sarà più elevato della semplice somma aritmetica degli “addendi”.
A questo proposito Francesco Castagna – coordinatore della Commissione Ict dell’Ordine – ha ricordato come “il binomio Ict e Sostenibilità stia diventando indissolubile”, tant’è vero – ha aggiunto – che anche il PNRR usa l’espressione “Digi-Green”, a sottolineare ulteriormente questa sinergia.
CREARE UNA CONSAPEVOLEZZA DIFFUSA
La formazione dei professionisti alla sostenibilità deve marciare di pari passo con la formazione dei cittadini e soprattutto delle giovani generazioni, come hanno sottolineato nei loro interventi Maura Monsurrò e Rosaria Piscopo (nella foto in basso alla sinistra del presidente Annunziata), della commissione Ambiente.
E anche su questo versante gli ingegneri dell’Ordine di Napoli sono spesso protagonisti, per esempio con incontri formativi e informativi negli istituti scolastici e anche negli atenei.
La sfida – come ha ribadito anche Nicola Bianco, coordinatore della Commissione Energia – è creare una cultura in cui la compatibilità e la sostenibilità siano considerati come fattori di competitività e quindi rispondere con proposte adeguate al bisogno di formazione che vada in questa direzione.
UN RISCHIO: ECCESSO DI NORME E PROCEDURE
Per le grandi imprese è ora obbligatorio il Bilancio di Sostenibilità, un documento che contiene le valutazioni in merito all’impatto economico, ambientale e sociale dell’azienda.
Si tratta di un obbligo che nei prossimi anni riguarderà anche le piccole e medie imprese, ma bisogna guardarsi – come è stato più volte ribadito – da un approccio meramente burocratico a questi adempimenti.
Alla fine risulterà penalizzante produrre “carte” senza una reale consapevolezza della posta in gioco – come ha sottolineato Giuseppe Calculli , coordinatore della Commissione Sistemi di gestione – , magari solo con l’obiettivo di ottenere certificazioni e punteggi per raggiungere un obiettivo economico contingente.
IL PROBLEMA DEI COSTI
Tuttavia, come ha messo in risalto Flavio Farroni, startupper di successo e coordinatore della relativa commissione ordinistica, per le piccole e piccolissime realtà imprenditoriali i costi connessi al Bilancio di Sostenibilità possono apparire ingiustificati in assenza di reali fattori di premialità.
E’ un problema di coperta corta: l’esigenza di generare fatturato in tempi ristretti fa considerare non prioritario il Bilancio di Sostenibilità, con i costi che esso comporta. E ciò è tanto più vero per le start up.
Ma sotto questo aspetto lo scenario sta cambiando profondamente: negli ultimi tre anni – come ha tenuto a sottolineare Claudio Laterza, coordinatore della Commissione Ingegneria Gestionale – società, fondi di investimento e banche hanno raccolto o fatto raccogliere a livello mondiale l’impressionante cifra di 3mila miliardi di dollari per investimenti green.
CAMBIO DI PARADIGMA
Sembra insomma, che i tempi siano maturi, come ha auspicato Bruno Esposito, per quel “cambio di paradigma” in cui si passi dalla semplice logica del massimo profitto a una logica del profitto sostenibile.
E’ questo l’auspicio su cui si sono trovati concordi i coordinatori delle commissioni e gli animatori del confronto (qui in basso per il rituale fotogruppo conclusivo).
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